34 Anni ieri.
Ognuno vissuto cercando di spingere sempre con costanza e inventando altri tempi. Stessa testa. Stessa rabbia. Stessi ideali. Sempre lontano da chi cerca di cambiarli o distruggerli. Sempre lontano da chi cerca di inquinare i miei pensieri. Accanto le stesse persone, quelle che hanno meritato di starmi vicino e di cui merito di stare al fianco. Stesse intese perfette. Stessa musica, quella che non puoi capire e che non capisci che non me ne frega un cazzo tu capisca. Stessi problemi, che tanto si risolvono e quindi non tolgono il sorriso. La stessa e identica voglia di divertirmi a prescindere dal contesto. Stesso odio verso chi abusa, chi sfrutta, distrugge e denigra, sempre al fianco di chi lotta contro questo. Sempre controvento. Mai controtempo. Sempre piú convinto di certe cose, sempre piú curioso delle nuove. Stesso ideale, stesso rumore.

In sostanza sempre me stesso.
E questo mi é sempre bastato.

Non lo vedi?
Guarda come mi scivola addosso il tuo inganno.

Guarda quanto sono Fregoli.
Bless ya all

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Sorry?
Don’t be sorry.
Be better.

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Riesci a vederlo?
Sembra di no.

Costruiscono una piramide di carta dalla quale farci cadere con un soffio.
Non lo riesci a vedere?
Come John Keats le grandi menti muoiono troppo presto. Dannata legge del caos.
Tony Sly l’ha detto in un altro modo, i Colle del Fomento a Roma lo dipingevano con questo argentone sul muro: “la gente dice vai, vai, ma spera che tu perda”. Quindi è visibile.
Se un uomo guarda un muro è solo un uomo che guarda un muro.
Ma se due uomini cominciano a guardare un muro è il principio di una rivoluzione.

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I’ve waited.
I’ve written on promises and dreams a thousand times,
Still relegated to these lines.

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Dall’inizio della giornata fino alla fine della corsa, ogni giorno, ogni santo giorno, pensiamo che abbiamo capito tutto, tutto questo, senza un attimo da perdere. Ma soffochiamo, ci soffocano le nostre parole, i nostri dubbi, sprechiamo tutti i nostri giorni fino a buttare un altro anno.

Vivere la nostra vita è la nostra più grande paura.

Ma non ci sdraiamo per morire, ma per assicurarci che il silenzio della nostra vita, quello che rimane sulla punta delle nostre lingue sia la scintilla della fiamma che continuerà a farci bruciare.

Finchè la fine sembra amara ma continuiamo a combattere non saremo mai senza speranza.
Andremo avanti dimenticando i confini, lasciando tutto alle spalle, definiremo di andare avanti ogni passo che faremo, perché noi andremo avanti. Saremo sempre la luce, abbiamo la nostra strada, abbiamo capito tutto questo, ed abbiamo capito che questo non è il passo avanti, è la memoria che non abbiamo un attimo da perdere.

Dall’inizio della giornata fino alla fine della corsa, ogni giorno, ogni santo giorno.

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Ricominciare da qui. Da chiedersi con gli sguardi se vale la pena tornare a stringersi per mano, guardarsi negli occhi, spegnere tutto, spegnere il cellulare, spegnere il tempo, accendere il cervello, accendere il cuore, accendere la passione. Finché brucia.

Brutto vedere intorno lo standardizzarsi. Scatole di cartone aperte e capovolte, a contenere altre scatole ancora più vuote. Perché siamo così emozionali?
Per distinguerci da questo asettico incalzare lento e inquinante, la routine, il solito al bar, lo stesso stupido e scomodo schema.

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6/6